Veraldo Bianchi, conosciuto da tutti come Verà, è rimasto uno dei pochi veri artigiani della nostra zona.Il suo negozio racconta storie di vita lunghe ottant'anni, durante i quali Verò è sceso da Carrara o più precisamente dallo Stabbio per mettere le radici in quel di Avenza. La sua bottega di calzolaio, sita a pochi passi dalla zona Centrale, è aperta sempre. E dicendo sempre, intendiamo assolutamente sempre! Gli yuppies degli anni ottanta sbandieravano conoscenze di marketing sostenendo che l'orario continuato, assieme alla non-chiusura degli esercizi nei giorni festivi, fosse la chiave risolutrice dei problemi del commercio. Veraldo Bianchi, classe 1923, arrivò a questa soluzione fin dai primi anni Sessanta, quando aprì il fondo in via Giovanni Bosco senza chiuderlo più! Infatti, di buon'ora, lo si può trovare dietro al bancone mentre litiga con un paio di stivali a punta, solo perchè non sono più fatti come quelli di una volta! A mezzogiorno in punto, stacca per il pranzo, ma dopo circa un'ora è di nuovo al suo posto, alla guida della macchina da cucire. Con una puntualità maniacale. Si sa, tutti gli orologi del mondo si basano sull'ora dettata dal meridiano di Greenwich. Ma quali riferimenti prende, l'ora di Greenwich, per essere impeccabile? Sicuramente osserva l'apertura e chiusura della saracinesca di Verà, affidabile tanto quanto un cronografo digitale di ultima generazione! Iniziò l'attività giovanissimo, rubando il mestiere ad un calzolaio che abitava vicino alla casa della sua famiglia. Abituato ad aiutare il padre in piccoli lavori manuali, non trovò difficoltà ad apprendere i rudimenti del lavoro artigianale attorno a pelli e cuoiami del vicino di casa, afferrando così i segreti di quel lavoro. Segreti che diventarono presto suoi, lavorando nell'officina di Billi (azienda avenzina che dava lavoro a buona parte del paese) e passando per la Germania, dove si specializzò nell'arte di tagliatore. Nel 1965, si trasferì nell'attuale fondo-ufficio-bottega, e adesso ricorda con malinconia i tempi in cui si stava meglio, anche se si stava peggio; tempi in cui il boom economico degli anni Sessanta non invogliava a riparare le scarpe, che venivano gettate via al termine della stagione di utilizzo. Ora, Verà, vive i suoi ottant'anni con ruspante energia: estate, inverno, sole o pioggia, non abbandona il fedele motorino che non manca di lanciare a manetta, ma specifica solo quando la strada è libera! Passando di fronte al negozio, non è difficile trovarlo coinvolto in accese discussioni, soprattutto se si sfora in argomenti dal sapore politico. Verà, insomma, è un simbolo di quell'Avenza che viene dal passato; quasi una figura senza tempo, perché è sempre stata lì, perchè sai che c'è. Un simbolo sanguigno e tenace del secolo che non c'è più, ma che resta aggrappato a noi nella testimonianza di gente come lui, che ha vissuto e costruito la vita di Avenza. Il suo è un personaggio che ha l'aroma rude del cuoio lavorato da mani sapienti, mani che stringiamo con affetto, augurando al loro possessore uno splendido, ottantesimo compleanno! di David De Filippi
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