Pugilato - A.Lambruschi PDF Stampa E-mail
Sport
Venerdì 03 Giugno 2011 12:05

RUOLO DELLO SPORT DEL PUGILATO NELLA GIOVENTU' DEL DISAGIO ALESSANDRO LAMBRUSCHI Nato a Carrara il 27-11-1954 Diplomato ISEF il 14-12-1979 Insegnante di FISICA negli Istituti di scuola media 2°grado Laureato in SCIENZE MOTORIE presso l'università degli studi di Torino il 14-12-2000 Insegnante della Pugilistica Carrarese dal 1992 al 2000 Diploma di insegnante di pugilato conseguito ad Assisi il 4-6-1995 Formatore e docente della Federazione Pugilistica Italiana Responsabile regionale scolastico Federazione Pugilistica Italiana. Quando il mondo sportivo si propone di effettuare indagini, pensa quasi esclusivamente a indagini sulla pratica sportiva e sul numero dei praticanti. Ritengo che questo sia un limite culturale del mondo sportivo, che è un po' troppo chiuso in se stesso, troppo portato a rappresentarsi, piuttosto che a rappresentare; cioè a essere significativo per il contesto in cui vive. Occorre certamente indagare sui giovani che fanno sport, ma prima ancora occorre indagare sul mondo giovanile in generale: su come vivono, cosa cercano, cosa vogliono ...,e vedere se, e in che termini e quanto lo sport può rappresentare una risposta ai loro numerosi problemi. Lo sport oggi ha questo dovere e questa responsabilità , perchè non è più un fatto privato, ma è divenuto un fatto sociale di primaria importanza. Il mio intervento, vuoi essere un richiamo in questo senso, rivolto a tutti coloro che allo sport giovanile si dedicano con qualsivoglia ruolo, all'interno di qualsiasi organizzazione sportiva, Vuoi essere un messaggio e portare in queste sede una diretta esperienza di insegnante di pugilato, sottolineandone il forte valore formativo, educativo e socializzante di questo sport. All'ultima Conferenza Internazionale svoltasi a Roma sullo sport contro la droga, dove hanno partecipato numerose personalità della scienza, della politica, dello sport, sono emersi dati e indicazioni interessanti, si sono sfatati diversi tabù. Anche in quella sede si è parlato di sport, come rimedio, come possibilità di recuperare il giovane dalla strada, coinvolgendolo in una serie di attività alternative. Purtroppo nella nostra società, esistono ancora troppe contraddizioni; diciamo spesso ai nostri giovani di non chiedere aiuto alla chimica per la loro fatica di crescere, noi adulti che con quella chimica ci costruiamo ogni giorno maldestre stampelle per andare avanti: sonniferi per dormire, pillole per allontanare la depressione, prozac per essere velocemente felici, viagra per fare sesso.. Prima di chiamarsi extasy", la pasticca da calare, si chiamò a lungo empaty. Empatia vuoi dire stare dentro l'altro con afetto; sentire un contatto emotivo e profondo con qualcuno. Una capacità che si coltiva nel rapporto con i padri, ma che questi figli di padri chimicizzati sono costretti purtroppo a cercare dentro una pasticca in discoteca. Sono circa 700mila quelli che ogni anno in Italia, secondo alcune stime assumono pillole da sballo; per sentirsi buoni, felici, per sentirsi in pace con il mondo, con la natura, con il proprio corpo, per socializzare, per fare cose che da normale non avrebbe avuto il coraggio di fare. A questo punto vorrei portare un altro dato allarmante.., significativo, Oggi, in Italia, circa 1100 ragazzi ogni anno si tolgono la vita: cioè più di 3 ragazzi ogni giorno si suicidano, mentre atei 25 tentano di farlo.... Se questi sono i figli del benessere, è certo che tra essi circola un malessere profondo e diffuso. Quello che ci deve far riflettere è che questi suicidi non avvengono tutti nell'area della emarginazione, ma anzi, per la gran parte, avvengono proprio nell'area della cosiddetta normalità . L'emarginazione giovanile, come afferma il prof. Donato Mosella, ha cambiato volto, dimensione e qualità . Certo vi è ancora oggi l'emarginazione, diciamo classica: la povertà , la disoccupazione, la delinquenza, la tossicodipendenza; c'è però una marginalità  che non ha i caratteri aspri e duri di quella classica, ma quelli più deboli e diffusi della difficile quotidianità di vita della condizione giovanile. La nuova marginalità  è un disagio diffuso che deriva dal benessere, che non è stato ben utilizzato, che non è stato investito per aumentare cultura, per la crescita della persona e la qualità della vita. Non si è riusciti a trasmettere alle nuove generazione delle serie motivazioni di vita, e questa carenza questo vuoto è all'origine della noia giovanile di oggi, dei suicidi senza apparente motivo. I giovani di oggi si sentono più soli, hanno sfiducia nel futuro, in se stessi, nel mondo che li circonda, e hanno paura di cambiare da soli. I giovani di oggi sono i giovani dall'identità debole: si trovano ad affrontare ilproblema della definizione della propria identità in un mondo governato da adulti estremamente incerti sulla propria identità , inclini a proiettare sui giovani paure e incertezze personali, a loro volta spesso nutrite da un vissuto negativo del futuro. Ci si è finalmente accorti che l'adolescenza non è poi quel periodo spensierato che molti credevano. Si chiama prevenzione, l'arma per affrontare la nuova marginalità . La nuova marginalità  del disagio, del malessere diffuso, non si può combattere a posteriori, con interventi di recupero, ma deve essere affrontata in dimensione preventiva. La prevenzione si sta rivelando e diffondendo come la nuova cultura educativa del nostro tempo, sta diventando il nuovo nome dell'educazione, la parola magica. Ad una prevenzione "repressiva", intesa come la difesa dei "buoni" contro il pericolo rappresentato dai "deviati", che pure ha la sua funzione necessaria, deve farsi strada, come sostiene il prof. Renato Mosella ,una prevenzione "promozionale", che mira ad incidere sulle cause soggettive e individuali del disagio e dell'emarginazione, prevenendone lo stabilizzarsi. Prevenzione promozionale significa progettare, costruire quelle condizioni di vita che favoriscono lo sviluppo globale di tutta la personalità del giovane e di tutti i giovani. Significa non solo evitare esperienze che possono avere conseguenze negative durature nel processo di maturazione umana, ma anche accompagnare e anticipare processi positivi di crescita, offrirne gli strumenti adeguati, con una appropriata relazione educativa. Significa potenziare nel giovane l'esercizio della consapevolezza, dell'intenzionalità, della decisione, della progettualità , della coerenza verso livelli sempre più alti di maturità.

 
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