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Autore:Roberto
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Giovedì 01 Agosto 2013 | 2684 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Storia/Storia di Avenza
Autore:Administrator
La nascita del borgo di Avenza affonda le radici nella notte dei tempi. Alcuni reperti dll'epoca romana trovati in diverse epoche la fanno risalire a quel tempo, come ansio sulla via consolare Aemilia Scauri da Pisa alla vicina Luni. Certamente nel medioevo assunse una funzione importante sul territorio. L'antica città  di Luni (sotto la guida dei Vescovi Conti) si andava estinguento, e la città  di Carrara prendeva vigore con la ripresa dell'estrazione del marmo. Avenza veniva a trovarsi in un crocicchio delle strade che scendevano dalle cave allo scalo marittimo e l'antica via Romana. Quest'ultima si modificava nel tempo tagliando fuori la defunta Luni per dirigersi nettamente verso Sarzana rimanendo tuttavia una delle arterie più importanti dell'Italia Medievale come via Romea, Francigena o Francesca, vera autostrada del medioevo. Per questi motivi, malgrado le cattive condizione della piana malarica che avevano contribuito all'abbandono dell'antica Luni, il borgo di Avenza resistette in quanto centro strategico, per cui fu incastellato e munito di fortezza, e commerciale in quanto emporio delle merci imbarcate e sbarcate (non solo marmo) ed in transito sulla Romea . Qui vi si riscuoteva la gabella , come ancora testimonia il vecchio nome di via Farini. Qui si effettuava il cambio dei cavalli della stazione di posta (alla scuderia). Le origini del commercio nel borgo sono quindi collegate intimamente al concetto di Avenza figlia della strada ( o meglio delle strade).
Venerdì 03 Giugno 2011 | 14279 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione | Leggi tutto
Storia/Personalità  di Avenza
Autore:Administrator
 GIOVAN PIETRO (Giampietro) d'Avenza (da Lucca). - Nacque verso la fine del XIV o al principio del XV secolo ad Avenza, presso Carrara; è citato nei documenti anche come Giovan Pietro da Lucca. Il cognome Vitali, con cui è indicato da alcuni studiosi moderni, è frutto di un'errata lettura del patronimico nel testamento, "Iohannes Pierus quondam Pieri Vitalis de Massa", che può essere interpretato tanto come "di Piero di Vitale", quanto come "di Piero Vitale", meglio che come "di Pietro Vitali". G. fu allievo di Vittorino da Feltre, alla cui scuola apprese il latino e il greco; F. Prendilacqua lo ricorda nella biografia del maestro con accenti lusinghieri: "summi ingenii, quo nemo rectius aut nostram aut Atticam tenuit elegantiam, diligentissimus latinitatis" (p. 95). Fu pure tra i discepoli di Guarino Veronese. Il Sabbadini lo identifica nello "Iampetrus", menzionato tra gli allievi del Veronese nella monodia in memoria di Manuele Crisolora composta dall'umanista triestino Raffaele Zovenzoni, anch'egli allievo di Guarino. Con maggiore certezza è lui il "Johannes Petrus Lucensis" ricordato tra i seguaci di Guarino nella Laudatio funebre composta da Ludovico Carbone; lo stesso Guarino compose un epitaffio nella sua morte (l'indicazione accanto al nome, "Zampetrus", della patria d'origine, Lucca, rende l'identità  sicura), nel quale lo ricorda per la conoscenza delle due lingue classiche. Nel 1445 G. era a Verona, dove si trattenne fino al 1450 o forse fino al giugno 1451. Di un insegnamento nelle scuole pubbliche di Brescia, dove sarebbe stato suo allievo Bartolomeo Uranio, notizia G. Liruti, ma non è confermato da alcuna fonte. Ben documentata è invece tale attività  a Venezia negli anni tra il 1451 e il 1456. Il 7 luglio 1446 il Maggior Consiglio della Repubblica di Venezia aveva deliberato l'assunzione di un maestro per istruire in grammatica e retorica i giovinetti che servivano nelle riunioni e nelle votazioni e l'altro personale della Cancelleria veneziana che lo desiderasse. Il 13 dic. 1450 fu nominato G., che successe a Filippo di Federighino da Rimini. A causa di un'infermità  (la salute malferma lo afflisse per tutta la vita), G. non potè tuttavia prendere servizio subito: fu sostituito per un semestre da Francesco Diana e cominciò le lezioni solo nel settembre 1451. Rimase in carica fino al 1456, con lo stipendio di 100 ducati d'oro.  
Martedì 18 Ottobre 2011 | 5012 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione | Leggi tutto
Storia/Personalità  di Avenza
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  Alto prelato del 500, originario di Avenza. Giovanni di Galeazzo De Rossi iniziò la sua carriera ecclesiastica ad Ameglia di Romagna e, per le sue capacità riconosciute, fu chiamato a Roma dove dapprima fu cappellano della Cancelleria Apostolica, tra il 1539 e il 1543. In seguito, nel 1546, fu tesoriere della Dataria di Paolo III e, infine, dal 1550, tesoriere apostolico. Morto nel 1556 fu sepolto nella chiesa romana in Santa Maria sopra Minerva. Ha una strada dedica in Avenza (anticamente detta strada postale per Massa). Scheda sintetica P. Di Pierro  
Martedì 18 Ottobre 2011 | 4134 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Storia/Storia di Avenza
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Le note che seguono sono tratte da Aldo Cecchini L'AVENZA, Celani, 1988. Segretario del Comune fu eletto Desiderio Menconi, il tricolore venne innalzato sulla fortezza Castruccio. Come primo atto il Comune proclamò l'annessione del suo intero territorio allo stato piemontese chiedendone protezione. Poi abolì la tassa sul grano, la famosa tassa sul macinato e proclamò il libero Comune di L'Avenza annesso alla Patria italiana. Il Governo Piemontese aderì alla richiesta di protezione e incaricò la Sovrintendenza di polizia di Sarzana di inviare a L'Avenza un presidio di cento Reali Carabinieri. Il 10 aprile 1848 i municipi di Massa e di Carrara organizzarono con l'ausilio dei parroci una votazione per l'annessione al Granducato di Toscana. Ma il Comune di Avenza non aderì perchè rimase fedele alla sua impostazione: Carlo Alberto Re d'Italia. Il 12 maggio 1848 Leopoldo II di Toscana decretò l'annessione di Massa Carrara al Granducato, ma il territorio di Avenza era sempre presidiato dai Carabinieri piemontesi. Dopo la sconfitta di Custoza di Carlo Alberto, avvenuta il 25 luglio, tra le clausole del successivo trattato di pace, fu inserito un passo che riguardava anche Avenza: il governo piemontese dovette accettare di condividere il presidio della cittadina con i Carabinieri Toscani.
Venerdì 03 Giugno 2011 | 14658 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione | Leggi tutto
Storia/Personalità  di Avenza
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Nato ad Avenza il 13 maggio 1899, ucciso a Bosco di Corniglio (Parma) il 17 ottobre 1944, laureato in Economia e Commercio, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria. Negli anni della giovinezza aveva militato nel Partito repubblicano. Nel 1926, quando s'instaurò la dittatura fascista, Menconi decise di lasciare i repubblicani, per continuare nelle file del Partito comunista la lotta contro il fascismo. Espatriato in Francia, Gino Menconi fu mandato per due anni alla "Scuola leninista" di Mosca. Tornato a Parigi, vi rimase giusto il tempo di entrare a far parte dell'apparato clandestino comunista, che lo destinò al lavoro d'organizzazione in Italia. Menconi, arrivato clandestinamente a Napoli, si mise subito ad organizzare la diffusione di fogli illegali come L'Operaio Bolscevico, La Scintilla, Falce e Martello. Finito nelle mani della polizia con un gruppo di altri comunisti napoletani e deferito, era il 1931, al Tribunale speciale, il dirigente comunista fu condannato a diciassette anni di carcere. Ne uscì, per amnistia, sei anni dopo, ma fu subito confinato nell'isola di Ponza che lasciò soltanto dopo due anni, per essere posto in libertà  vigilata. Nel 1940, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, nuovo arresto per Gino Menconi e nuovo internamento a Ventotene. Nell'agosto del 1943, con la caduta del fascismo, Menconi riacquista la libertà  e riprende l'azione politica. Al momento dell'armistizio, il dirigente comunista si trova a Firenze. Vi organizza subito la lotta armata contro i nazifascisti e passa poi nel Parmense dove, nell'agosto del 1944, con il nome di "Renzi", diventa comandante della "Piazza" di Parma. Il 14 ottobre "Renzi" si reca a Bosco di Corniglio per una riunione di comandanti partigiani. Il 17, il gruppo è sorpreso, in seguito a delazione, da un reparto di SS germaniche. Menconi non riesce a mettersi in salvo. Spara sino all'ultima cartuccia poi, già  gravemente ferito, lancia la sua arma contro i nazisti. I tedeschi lo catturano, lo adagiano su una branda che si trovava nel locale della riunione, ma non lo fanno per curarlo: legano al letto il ferito, lo irrorano di benzina e lo fanno morire tra le fiamme.
Mercoledì 12 Ottobre 2011 | 4380 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Storia/Storia di Avenza
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La Via Francigena che da Canterbury portava a Roma è un itinerario della storia, una via maestra percorsa in passato da migliaia di pellegrini in viaggio per Roma. Fu soprattutto all'inizio del secondo millenio che l'Europa fu percorsa da una moltitudine di anime "alla ricerca della Perduta Patria Celeste". Questa via attesta infatti l'importanza del pellegrinaggio in epoca medioevale: esso doveva compiersi prevalentemente a piedi (per ragioni penitenziali) con un percorso di 20-25 kilometri al giorno e portava in sè un fondamentale aspetto devozionale: il pellegrinaggio ai Luoghi Santi della religione cristiana. E' noto come tre fossero i poli di attrazione per questa umanità in cammino: innanzitutto Roma, luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo; Santiago de Compostela, dove l'apostolo San Giacomo aveva scelto di riposare in pace e naturalmente Gerusalemme in Terra Santa. Il pellegrino inoltre non viaggiava isolato ma in gruppo e portava le insegne del pellegrinaggio (la conchiglia per Santiago de Compostela, la croce per Gerusalemme, la chiave per San Pietro a Roma). Va detto che queste vie di pellegrinaggio erano allo stesso tempo vie di intensi scambi e commerci e che le stesse venivano percorse dagli eserciti nei loro spostamenti. A partire dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata "Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa" assumendo, alla pari del Cammino di Santiago, una dignità  sovranazionale. Il progetto si basa, nelle sue linee essenziali, sul diario di viaggio di Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, una preziosa testimonianza del tragitto compiuto dal prelato da Roma a Calais (79 giorni di cammino effettivo, oltre 1600 chilometri percorsi) e una nitida testimonianza di un Europa in viaggio, figlia della strada, a cavallo dell'anno mille.
Giovedì 02 Giugno 2011 | 3393 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Storia/Personalità  di Avenza
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E' stato un partigiano e politico italiano. Nato in una famiglia modesta (il padre e i cugini gestivano una cantina), già nell'infanzia sente parlare di Gino Menconi, di Gino Lucetti e di Stefano Vatteroni, stato vicino di casa dei suoi. I tre erano conosciuti per il loro orientamento e il loro impegno politico antifascista: Lucetti e Vatteroni erano già in carcere da anni, mentre Gino Menconi, diventato dirigente nazionale del Partito Comunista, era in giro per il mondo, per organizzare gli antifascisti esuli e fuorusciti e sarebbe stato arrestato di lì a poco, nel 1932, a Napoli, nel pieno della sua attività, durante un’ispezione. Finite le elementari, i genitori, visti i suoi buoni profitti scolastici, lo convinsero ad andare in un collegio di religiosi, a Collesalvetti per poter continuare gli studi. Anche l'esperienza del collegio contribuisce a farlo maturare, fino al punto che nel 1943, dopo l' 8 settembre diventerà partigiano; poco dopo il 17 agosto del 1944 nei pressi di Bardine di San Terenzo monti (SP), ad appena 17 anni, viene ferito e perde un braccio, nel primo scontro della Brigata Ulivi comandata da Alessandro Brucellaria detto Memo. Nello scontro il 16º battaglione delle SS tedesche composto da 17 militari perde 16 uomini mentre tra i partigiani cade Venturini e Vatteroni risulta l'unico ferito grave. Dopo la guerra sarà dirigente della sezione del PCI di Avenza, quella che porta il nome di Gino Menconi e membro di vari organismi provinciali. Frequenta la Scuola delle Frattocchie e sarà uno dei segretari di Luigi Longo, vicesegretario del PCI. Per il prestigio di cui gode anche grazie al conferimento della medaglia d’oro, l’ Associazione Nazionale Partigiani d'Italia avanza la proposta di una sua utilizzazione presso di sé. Sarà anche ininterrottamente membro dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Muore a Roma il 6 aprile 2008 all'ospedale San Camillo all'età di 86 anni. Il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano lo ha ricordato con queste parole: "Giovane studente, a soli diciassette anni Vatteroni aderì al movimento partigiano e combatté contro i nazifascisti con grande coraggio e passione civile, riportando gravi ferite e meritando la medaglia d’oro al valor militare. L’invalidità conseguita nella lotta partigiana non gli impedì di continuare nel suo impegno politico e civile, e il suo contributo alla difesa e alla valorizzazione del patrimonio della resistenza, alla tutela delle istituzioni democratiche e contro il terrorismo non sarà dimenticato." Avenza, 12 aprile 1921 – Roma, 6 aprile 2008)
Sabato 08 Febbraio 2014 | 3370 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Storia/Personalità  di Avenza
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Guglielmo Borghetti (Avenza, 25 marzo 1954) è un vescovo cattolico italiano. Biografia Dopo aver frequentato il liceo classico "Emanuele Repetti" di Carrara, ha conseguito la laurea in Filosofia, presso l'Università di Pisa, il Baccalaureato in Psicologia presso l'UPS. In seguito, è entrato in seminario, completando gli studi di teologia. La sua vocazione è nata e cresciuta nella parrocchia di San Pietro di Avenza, durante gli anni in cui parroco era mons. Cesare Gentili; è stato quindi ordinato sacerdote nella Cattedrale di Massa il 17 ottobre 1982 da Aldo Forzoni, vescovo di Massa, ed è quindi stato incardinato nella stessa diocesi. Nel suo ministero ha svolto i seguenti incarichi: è stato vicerettore e poi rettore del seminario diocesano; parroco della basilica cattedrale di Massa; dal 1993, direttore spirituale del seminario diocesano e contemporaneamente direttore dell'Ufficio diocesano per le Vocazioni; dal 1993 al 1996, vicario episcopale per la pastorale; dal 1997, parroco in Santa Maria della Rosa in Montignoso; dal 1999, preside dello Studio Teologico Interdiocesano "Monsignor Enrico Bartoletti" di Camaiore. Nel 2002 ha fondato, con il sostegno e l'autorizzazione dei vescovi dello Studio Teologico, l'Istituto Studi e Ricerche di Pastoral Counseling. L'istituto, oltre che fornire il servizio di consulenza alla vita consacrata, possiede anche una scuola triennale di formazione in Pastoral Counseling per operatori pastorali ed ha la sua sede legale ed operativa a Camaiore. È stato assistente spirituale dei medici cattolici della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, canonico della basilica cattedrale di Massa ed autore di vari articoli riviste cattoliche. Collabora inoltre come docente di "psicologia della personalità" con la scuola "Edith Stein" di Savona che ha come scopo istituzionale la formazione di educatori di comunità ecclesiali. Nel 2005 è stato nominato cappellano di Sua Santità ed il 13 giugno 2009 ha ricevuto l'investitura quale cavaliere dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. A partire da tale data ha svolto il ruolo di assistente spirituale della delegazione di Massa Carrara-Pontremoli. Conseguentemente alla nomina a vescovo è stato elevato al rango di Grande Ufficiale dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il 25 giugno 2010 papa Benedetto XVI lo ha nominato vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 15 settembre 2010 nella basilica cattedrale di Massa con l'imposizione delle mani da parte del suo predecessore, Mario Meini, ora vescovo di Fiesole, co-consacranti i vescovi Giovanni Santucci e Eugenio Binini; il 26 settembre ha preso possesso della diocesi. Dal 19 novembre 2012 al 10 agosto 2013 è stato chiamato a ricoprire anche l'ufficio di amministratore apostolico della diocesi di Grosseto. Opere Guglielmo Borghetti, Educare. Per una pienezza di vita, Edizioni Chiesa Mondo, 2012.
Venerdì 10 Giugno 2011 | 4567 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Dialetto
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I vari idiomi di Carrara in un cd di Cantarelli CARRARA. La città  assomiglia a un quadro dipinto dal tempo: ma i quadri sono parole che escono dalla tela e ci attraversano, parole che abbiamo dentro da sempre, senza saperlo. Sono colori, contrasti... gli stessi della vita. Con queste parole, il cantautore carrarese Renzo Cantarelli ci presenta Stede d'tela, ultima produzione discografica dell'artista nostro concittadino. Il cd, ora in fase di rifinitura, sarà  tra poco sul mercato e conterrà  12 inediti cantati nel nostro dialetto e frutto di una ricerca filologica di storie facenti parte della leggenda popolare. Da questo studio, sono nate canzoni ambientate nell'epoca storica della Carrara del Quindicesimo e Sedicesimo secolo, ma dai contenuti estremamente attuali. L'analisi di Cantarelli è approfondita e curata, soprattutto nella ricerca del dialetto più puro, al quale è stata affiancata un'attenta osservazione relativa alla provenienza dello stesso; nell'album, infatti, è possibile trovare brani in dialetto carrarese, così come in avenzino e marinello, idiomi simili, ma non uguali: la croza carrarina (croce), ad esempio, diventa «crocia» in Avenzino. Con la collaborazione di musicisti di livello nazionale, quali Vito Ulivi, Gianluca Minguzzi, Mario Ussi, Nillo Menconi, Pietro Bertilorenzi, ed Enrico Barbagli, sono state realizzate musiche con strumenti acustici, fatto che eleva ancor maggiormente la qualità  del lavoro svolto. L'intento del cantautore è stato quello di contrapporre, nei testi e negli arrangiamenti, l'anticlericalismo storico di Carrara alle tradizioni popolari, sempre fondamentalmente religiose. Da questa antitesi, nascono brani come «Madunina» che ricorda il 24 giugno 1495, quando Carlo VIII era in procinto di entrare a Carrara per saccheggiarla; la popolazione, spaventata e impotente, si rivolse con supplica all'immagine della Madonna dipinta nei pressi della porta Ghibellina, ponendo simbolicamente ai suoi piedi le chiavi della città , come a volergliela affidare. E Carrara, venne inspiegabilmente risparmiata dal saccheggio. Storie popolari, insomma, radicate nella nostra terra e nella nostra cultura, che Cantarelli presenterà alla fine di luglio presso i giardini di Casa Pellini ad Avenza, per poi divulgare la propria opera nei paesi della nostra città , con il preciso intento di coinvolgere la gente per un connubio tra musica e rappresentazione teatrale. Alcuni assaggi del brano, saranno presto a disposizione sul portale www.avenza.it, sempre particolarmente attento agli eventi culturali della nostra zona. David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4324 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione

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