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Cultura/Dialetto
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Il dialetto carrarese, a volte chiamato anche dialetto carrarino (localmente 'l cararìn o 'l cararès) è un dialetto della lingua emiliano-romagnola parlato nella città di Carrara e in aree limitrofe, che ne costituiscono una vera e propria isola linguistica tra l'area toscana e l'area ligure-lunigiana. Fa parte del gruppo gallo-italico. Il dialetto carrarese, pur essendo la città di Carrara in Toscana, presenta caratteristiche molto simili al dialetto modenese ed al dialetto frignanese, venendo spesso incluso fra le varianti dialettali della lingua emiliano-romagnola, e rimanendo fuori dall'insieme dei dialetti toscani, con cui non ha legami di parentela diretta, pur essendo comunque un dialetto neolatino. La presenza di un dialetto di tipo settentrionale in Toscana (al di sopra della linea Massa-Senigallia) è dovuta al fatto che la città di Carrara e la zona circostante furono dominate per lungo tempo dal Ducato di Modena e Reggio, che considerava Carrara come il suo naturale sbocco al mare. Gli influssi culturali furono tali da creare una sorta di isola dialettale, con una parlata differente al dialetto lunigianese, che, seppur con molteplici sfumature, rimane abbastanza omogeneo nella bassa (provincia della Spezia) e media lunigiana (provincia di Massa-Carrara), mentre cambia radicalmente nell'alta lunigiana, a Pontremoli e Zeri.
Perciò il carrarese, pur trovandosi oggi in Toscana e relativamente vicino alla Versilia, non ha contatti di parentela con il toscano, da cui ha ricevuto pochissimi influssi e prestiti (ad esempio la e aperta come in "bè ne, "il toc" - in toscano il tocco, la granata ecc.), tanto che i locutori del carrarese si sentono psicologicamente non toscani; difatti un lunigianese o un carrarese, quando si sposta oltre Massa dice: "vado in Toscana". Nella stessa "isola dialettale" del dialetto carrarese, esistono comunque varie piccole sfumature, che si possono dividere nel carrarese montano, cittadino, avenzino e marinello; questi ultimi due differiscono leggermente dai primi dato che questi territori sono insediamenti più recenti e dunque hanno loro malgrado ricevuto influenze liguri-lunigianesi. Per poter ascoltare la vera parlata carrarina stretta, oltrechè consultare persone anziane, è bene recarsi nei paesi pedemontani quali Codena, Bedizzano, Colonnata ecc, anche se negli ultimi anni la popolazione di questi paesi è molto diminuita.
Accento Il dialetto carrarese si caratterizza per una marcata forma d'accento: unico caso di tutta l'alta Toscana, si tratta di un accento detto accento cacuminale, il quale può sembrare simile all'accento sardo, ma che in realtà si pensa derivi direttamente dall'eredità linguistica lasciata dalle popolazioni liguri-apuane che abitavano questo territorio (ciò non è esplicitamente suffragato da prove concrete, ma in alcuni scritti del X-XI sec. si fa riferimento alla strana parlata delle genti delle valli apuane), poi amalgamatasi nel tempo con le lingue romanze. Tale accento si può trovare, seppur di minore intensità , anche nei villaggi e paesi del versante apuano appenninico, come Vinca o Casola in Lunigiana, ecc, e, se si ascolta attentamente, anche nella parlata massese, la quale però ha subito a lungo influssi dalla vicina Versilia. Come riprova si osserva che questo accento non è nato solo nella città di Carrara ma era parte integrante di quasi tutto il comprensorio delle Alpi apuane. Le genti apuane furono sconfitte dai romani e massicciamente deportate nel Sannio ma mai del tutto estirpate dalle valli apuane.
Esempi di parole tipiche del dialetto carrarese 'ntend'r : capire (nella fraseologia anche: assaggiare) A-tè : intercalare utilizzato per richiamare l'attenzione di qualcuno; Almà nc : almeno; Armanèr : rimanere; Arguajar : rimediare, tovare; Arguajàrs : prendersi cura di se stessi; Arpiàrs : riprendersi; Badòti : castagne bollite, usato anche volgarmente per indicare i testicoli Bagàsh' : ragazzino che per guadagnare due spiccioli aiutava i cavatori trasportando secchi pieni di scarti del marmo (marmettole), storicamente è il ragazzino che nelle miniere doveva sottomettersi ai voleri del suo datore di lavoro anche sottoforma di molestie sessuali, da qui il termine Bagascia; Barbantàna : strega, talvolta la Befana; Baròz : carretto; Batacùl : capitombolo, capriola; Baìsha : saliva, "bausciòn": sbrodolone; Bèg : verme; Biashà r : biascicare, parlare con la bocca impastata; Bicèr : bicchiere (e specialmente bic'rin, soprattutto in riferimento ad una bevuta in compagnia, una sbic'rata); Bisìca : ansia, Bisènfio : satollo; Bòda : rana; Bòda Cozzala : tartaruga, letteralmente sarebbe "la rana col guscio"; Bòna : buonasera/notte, usato anche quando l'interlocutore non ha capito quello che è stato fatto intendere; Bòna : buona, bella; Bòz : bozzo, acquitrino, ragazza non attraente; Brind'lòn : penzoloni, larghi; Bubanìcia : Grillo-Talpa; Buscaiòl : Lavoratore che per buscarsi da mangiare eseguiva lavori pesanti, come il trasporto di lastre di marmo sulla schiena (specialmente al porto di Marina di Carrara); Buti : germogli; Butìn : bottino, concime biologico creato con acqua ed escrementi animali; Buzi : scarti (nel gioco delle carte); Cà : casa; Calcinèli: arselle; Calda Calda: cecìna, farinata. Impasto di farina di ceci e acqua cotta in forno, tipica ligure e toscana; Canèl : mattarello; Cantarà n : comè; Cap'leti : cappelletti, tortellini; Catà r : cosa, oggetto; Cià mpa : gamba, in senso spregiativo; ciampicòn è detto della persona maldestra che incespica sempre o si muove in modo goffo; Ciampà ta : pedata; Cicà la : cannocchia; Cicalòn : uno che butta via i soldi; Ciòc : pezzo di legno, colpo, rumore di qualcosa che è caduto o è stato colpito ("chiocco");nel carrarinno il gruppo"ci" viene sostituito da "Z" Cimùr : cimurro, inteso come: raffreddore; Còci : cocci, pezzi rotti; Cocòmbla : cocomero, anguria; Còli : cavoli; Coltròn : coperta pesante; Cròki : coccole; Cucià r : cucchiaio; Cunìggi : conigli; Cushì : così (tipico del massese); Cultèd : coltello; Dotòr : dottore; Drent : dentro; embr'z : embrice, "mus' a embr'z" si dice a persone dalla faccia schiacciata e "tegolosa", o a personaggi non molto scaltri; F'nòz : finocchio (in senso dispregiativo); Fant : o anche fantòt', giovanotto, in genere adolescente (più cresciuto di un M'nin, comunque) usato anche al femminile: fanta; Fava : genitale maschile; Ficòne/Ficonà ta : Pugno; Fòk : fuoco; Fòla : bugia, storia; Fruttìn : succo di frutta (nel brik o nella bottiglietta di vetro) Fugazìna : focaccia (salata), è particolarmente gustosa la "fugazìna con l'fioròna", ovvero la focaccina ripiena di fichi fioroni (privati del loro picciòlo), che maturano a Luglio; Furzìna : forcina per capelli; Gadèt : galletto (detto anche a uomini che voglion strafare); Ganàscia : bocca; Gargana : Interiora di Animale morto, specie di pesce; Ghiàz' : ghiaccio; Gòkia : ago; Gòm't : vomito; Gòm't : gomito; Gonèla : gonna; Granàta : scopa; Grembiàle : grembiule; Guàza : rugiada; Guèrc : cieco; Gusce : Gusci; Gnòri : coccole; Kiakiere : frappe; Kiòk : incidente, botto; Kiuìn : uccellino; Lav'lìn : zingaro (dispregiativo) Lèrfo : labbro (nelle sue varie accezioni) Liza : ("lizza") antico sistema di trasporto a valle dei blocchi di marmo, antecedente alla meccanizzazione del lavoro di cava; Lòz : spazzatura, concimaia, anche aggettivo "sporco"; Mà : madre; Magnàr : mangiare; Maràno : persona dai modi di fare bruti e maldestri "T' sen' un maràno"; Mic : asino/mulo; M'rlinzàna : melanzana; M'nin : (o anche ninin) bambino, giovane ragazzo (plurale M'nini); Mo' : adesso, ora; Mozkòd : fazzoletto; Mòzza : vagina; Mufo : dal colorito cadaverico; Mundiòla : mortadella; Mus : viso; da cui anche Musata nel senso di "dare una facciata contro qualcosa, in senso sia fisico che morale (nel senso di subire dei danni o una delusione a seguito di qualche decisione presa) Mùsc'li : cozze; Nemànc : nemmeno; N'ròn : livido; Nicò : tutto, letteralmente deriva da: ogni cosa; Nòna : nonna; Nonò : nonno; Nòta : notte; Oc : occhio; Ort : orto (anche ortzed, "orticello"); P'fàna : befana; P'lìn : pulcino; P'tèra : vagina; P'v'ròn : peperone; Pà : padre; Pan : pane; Par : sembrare, letteralmente "parire, apparire"; Paracqua : ombrello; Parpagliòn : pipistrello; Pè : piedi; Pidjàr : prendere; Pignàta : pentola/padella Piàc : pidocchio; Pir : palo, bastone (oppure un oggetto di forma simile) anche in riferimento ai sistemi di pali usati per sotenere le funi durante il lavor di cava; Pistàr: Cadere o picchiare. "Tra 'n po' a pìst' in tèra" vuol dire "Stavo per cadere", mentre "Mo' a t' pist'" vuol dire "Ora ti picchio!" Pit : tacchino; Pitukìn : capelli legati a coda di cavallo; Pizàta : puntura di zanzara; Pòd : pollo; Podàr : pollaio; Pòm' : mela Pomàta : pomodoro; Portsèm'l : prezzemolo; Raganela : pesce che vive tra le acque marine dotato di aculei sul dorso (tracina in italiano); Rasputìn : persona che si masturba spesso; Ravanèto : ammasso di detriti della lavorazione del marmo, scaricato lungo un pendio; (ala) Rinfùsa : a casaccio; Rèna : sabbia; Rènza : flautolenza; Rumàr' : mescolare; Rumènta : spazzatura; Ròtola merda : (oppure Borb'lòn) scarabeo stercorario; Ruza : collera; Sacòcia : tasca; Sbrijiàr' : distruggere, rompere "T' sbrij nicò": rompi proprio tutto; Sbrodjàr : sciogliere i nodi; Scapuciàr : scivolare (con probabile caduta) mentre si cammina; Scràna : sedia; Sgang'ràt' : sgangherato, rotto; Sgatinàr : vomitare; Sgrend'no : grezzo (nel vestirsi e nell'aggeggiarsi); Sguilàr: scivolare Shi : sì; Smalvàt : molle; Smilz : deperito; Smorzòni : fiammiferi; Smunt : deperito; Spampanàt : sfatto (mia nonna lo diceva per le rose troppo aperte); Sp'rlunzìna : piccola ecchimosi; Stànzia : stanza; Stèda : stella; Strinà t : bruciato, ustionato dal Sole; Tafòn : schiaffo; Taià rìn 'ntì fajòli : taglierini nei fagioli (piatto tipico della cucina carrarina), per essere particolarmente gustosi devono essere "bèdi potòni" e devono avere la "cotèna" dentro (cotenna del lardo di Colonnata, molto dura e salata, che diventa morbida cuocendo); Talènto : discorso senza senso oppure ovvio. "Che talenti!" cioè "Che discorsi..." Tansirè : "Tanto sarebbe", al limite, semmai: "T'ha magnat tuta la torta, tansirè.." (se la voleva qualcun altro); Tarpòn : topo/ratto; Tèkia : tegola o parete verticale di una cava (tecchia); il tèkiaiol è il cavatore specializzato nella liberazione dei detriti franosi dalla tecchia; Telesclerotico : arteriosclerotico; Topèti : piccoli gnocchi fatti a mano; Tordèli : Tordelli. Tipici i ravioli di carne e bietola di Marina di Carrara; Tràn : treno; Tronàta : botta contro qualcosa o rumore del tuono (trono); Trònco : scemo; (a) Ufo : gratis (deriva da: ad Usum FOri; al tempo dell'antica Roma era la frase siglata sui blocchi di marmo bianco, lo statuario, il più puro, proveniente dalle cave apuane e stava a significare che tale marmo era da destinarsi alle opere monumentali della Caput Mundi esenti da dazi; vec: vecchio (anche v'ciot, "vecchietto"); Verdòn: il pesce sgombro, sputo di catarro; Vòta : vuota; Vòta : volta; g'da t' : gelato; cinqui : cinque; cipòda : cipolla; zing'ri : capelli non curati; cicèrb'da : Cicerbita (pianta erbacea molto utilizzata per gli "erbi", ovvero varietà di erbe di campo bollite e servite con fagiolini dall'occhio, olio, un pò di pepe ed eventulamente polenta ciortèda : lucertola; zukèd : zucchina; zuk'r : zucchero;
Esempi di frasi in carrarese A i ò dit la rasòn : "Gli ho detto la ragione", dove "ragione" sta per discorso, o ancora meglio "Mi sono fatto intendere"; A fian 'l m'zin? : "Facciamo il mezzino?" riferito alle sigarette; A l'è drita com la via d' Codena : è stortissimo; A'l vorè duràta! : "E' l'ora di finirla"; A la bon'ora : "di buon'ora" detto con sarcasmo; A m' sòn ròt i badòti! : volgare, per indicare uno stato di insofferenza; A m' 'rman' 'n man : "mi rimane in mano", scioglilingua; A Uf an m' stuf : "Ciò che è gratis non mi stanca"; Atènt' k' t' t' tà i! : "Guarda di fare attenzione che rischi di procurarti un taglio"; Bela me Italia, com a l'è kunza mal : Bella la mia Italia, come è conciata male; Che zukèd!: Detto ad una persona per dire che si comporta stranamente, o che è duro di comprendonio. Com' al ven, al ven : come viene viene; Com'a vorè k'a t'fuss' nat'nà pècra! : "come vorrei che tu fossi nato una pecora", usato quando l'altra persona sta facendo disperare l'interlocutore; Cos a i è? : "Cosa c'è?"; Cos t' vò? : "Cosa vuoi?"; Cos t'è ? : "Cos'hai?"; Fis com un potò : "Fisso come un palo", per indicare un oggetto stabile o, soprattutto, una persona che si fa trovare molto spesso in un certo luogo; Giò Pitipò, quel' qi ved' ì vò, se al ved una cagàta i vò dar 'na licata, se al ved una pisciàta i vò dar 'n'assaggiata : "Giorgio Pitipò, vuole tutto quello che vede", si dice di solito a persone viziate che vogliono provare qualsiasi cosa o a persone che si chiamano "Giorgio"; I dur'rà quant un zukèd n' boca a n' porc : "Durerà quanto una zucchina in bocca a un maiale", ovvero durerà pochissimo; I en di qi scelti 'ntel maz : (sono di quelli scelti nel mazzo) sono i peggiori; I fa la bòda con le' là : "Fa la rana con quella là ", ovvero fa la corte a quella ragazza; I magn pù bota che pan : "Mangia più botte che pane", riferito a ragazzini pestiferi oppure a persone che vengono continuamente picchiate; I magn'rè ank 'l fisch al trèn : "Mangerebbe il fischio al treno", detto per intendere la voracità di qualcuno; I pì i topì to pà ? : Scioglilingua, letteralmente "Li prende i topi tuo padre?", o meglio "Tuo padre prende i topi?"; I vegn'n zu ank i bodeli/tarpon! : "Vengono giù anche i ranocchi/topi" quando piove tanto; La cava e la vita a l'en tuta na salita : "La cava e la vita sono tutta una salita", proverbio carrarese; L'alt'r dì : l'altro giorno; Le Grazie a l'stan a Spezia : "Le Grazie stanno a Spezia", formula usata per rifiutare ringraziamenti (il paesino de "Le Grazie" è un borgo in Provincia della Spezia"); Lè lì alè fora com'i terazi! : Quello li e fuori come un terrazzo, per indicare persona che si comporta in modo strano, ubriaco o stupido; Malaìt il pork : maledetto il porco, tipica frase che indica frustrazione, ansia o rabbia; Malaìt il can de ges' : maledetto il cane di gesso, come sopra; Ma mi lu' lì cum i è kunz : ma guarda quello come è vestito, per dire che è vestito male; Ma ti conviène? : tipica espressione che indica interessamento o sorpresa, nella scrittura identica all'italiano ma diversa nella cadenza. Usualmente è possibile sentirla alla stazione locale dei treni; Me al darè : tipico apprezzamento per indicare una bella ragazza; Me al kiok'rè : vedi topic precedente; Me mà a m' dà : mia mamma mi picchia; Mèt'r 'n tors' : mettere in ammollo; Mo' a te 'l diz me : "ora te lo dico" io, ma nel senso di "dare una lezione" a qualcuno; Mo' anch i av'nzin i vodjn' saper notar? : ora anche gli abitanti di avenza vogliono sapere nuotare? (chiaramente in segno di disprezzo); Mo' m' n' vai a cà : "ora vado a casa"; Mo' ti l'à 'n sacòcia : "adesso sei fregato"; Mo' t'sen d'l gat'! : (Ora sei del gatto)= Ora sei fregato Mus a pipa : Letteralmente "viso a pipa", detto di chi ha il naso o soprattutto il mento particolarmente prominente; N'do t' va? : "Dove vai?"; N'do t' la la forza? In te la petera? : "Dove l'hai la forza? Nella figa?"; N' t' rn'scìr col carbòn a canèli : "non dire cavolate"; Nesc 'mpo' da rumpir i badòti! : Levati di torno! (Lett: esci un po' da rompere i cotali); Nè Bèlo!? (o anche O Bèlo!?) : Letteralmente "O Bello!?", con tonalità interrogativa e scocciata, serve per evidenziare il proprio stato di disapprovazione in merito ad una data situazione; Nud e nato : Nudo come appena nato; Oh 'n mea! : Ohimè; O mea me : Mamma mia O q'd om!? (oppure O q'la dòna!?) : Letteralmente "O quell'uomo/quella donna!?", variante di "O belo!?"; Par mil ani : letteralmente "sembrano mille anni" usato nel senso "Non vedo l'ora; meno male". Es: "Par mil ani che finisce la scola!" Detto da un ragazzo, "Par mil ani che inizia la scola" detto da una mamma Pìn po' 'l pan' : "Prendi un po' il pane"; Pìn po' 'l parà k' al piov' : "Prendi un pò l'ombrello che piove"; Pìst' qi! : "Prendi questo!" in genere inteso più in senso morale che fisico (quando un interlocutore "segna un punto" a suo favore in una discussione); Pìst' chìe port' a cà Pogheti e sicureti : "Pochini ma sicuri", riferiti ai soldi, variante del proverbio meglio un uovo oggi che una gallina domani; Pov'ra no : Poveri noi; Su per i bricchi : su per i monti, usato in senso dispregiativo per indicare luoghi lontani e/o difficilmente raggiungibili T' l'à 'ntes? : l'hai sentito/capito/udito/assaggiato? T' mand tut in sicutòri : "Mandi tutto alla rovina, rompi tutto" detto a chi non tiene mai ferme le mani; T' sen magr' com' n kiuìn : "sei magro come un uccellino", non mangi; T' sen scèm com' la fioròna : lett:"sei sei stupido come i fichi fioroni" T' sen pròpi dur com 'l mur : "Sei proprio duro come il muro" detto a chi si ostina a non capire; T'à capit? : "Hai capito?"; T' m'a rot i badòti : mi hai scocciato!, mi hai rotto le scatole; T'a pu corni che un cest d' lumacheli;"Hai più corna che una cesta di lumache" detto a chi è stato tradito più di una volta T'à tut unt e t'à tut tint un tac : Scioglilingua, letteralmente "Hai un tacco tutto unto e tutto tinto"; T'ancamo' f'nit? : "Non hai ancora finito?" inteso come lamentela; Timilì timilèra : Usato come intercalare, significa "tra una cosa e l'altra"; Trinz com l'tabàc : "Trinciato come il tabacco", ovvero ridotto male, oppure al verde, senza soldi; Zup colènt : bagnato fradicio, letteralmente sarebbe "zuppo golento";
I Numeri 1 Un 11 Undz 100 Cent 2 Do 12 Dodz 1000 Mili 3 Tre 13 Tredz 4 Quatr 14 Quatòrdz 5 Zinqui 15 Quindz 6 Sè 16 Sedz 7 Sèta 17 Dizasèta 8 Ot 18 Dizòta 9 Nòvi 19 Dizanòvi 10 Dièz 20 Vinti
Elementi di grammatica Articoli 'l - la, singolare i - l', plurale un/'n - una/'na, articolo indeterminativo Pronomi Pronomi personali soggetto Me (io) Te (tu) Lu' - Le' (egli - ella) Noaltri (noi) Voaltri (voi) Lor (essi) Verbi Verbo essere Verbo avere (Me) a son (Me) a i è (Te) t'sen (Te) tè (Lu') i è - (Le') a l'è (Lu') i è - (Le') a l'è (Noaltri) a sian Noaltri aviàn (abian) Voaltri siet Voaltri avet (Lor) i en - a l'en (Lor) i è n - a l'à n
Prima coniugazione: "pagàr" (pagare) Seconda coniugazione: "mòv'r" (muovere) Terza coniugazione: "surtìr" (uscire) (Me) a pag (Me) a mòv (Me) a sòrt (Te) t'pag (Te) t'mòv (Te) t'sòrt I pag I mòv I sòrt Noaltri pagàn Noaltri movèn Noaltri surtìn Voaltri pagàt Voaltri movèt Voaltri surtìt Lor i pag'n Lor i mòv'n Lor i sòrt'n
Fonti Carla Marcato, Dialetto, dialetti e italiano. Il Mulino, 2004. Francesco Avolio, Fra Lingue e Dialetto D'Italia. Dispensa allegata al corso "Il Dominio Linguistico Italo-romanzo" dell'Università dell'Aquila. Auda Fucigna, 'L cararin. Artigianelli, 1968. Il glossario e gli esempi sono stati redatti in collaborazione con alcuni parlanti nati a Carrara.
Venerdì 03 Giugno 2011 | 37240 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Dialetto
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L bar d'l Mancin sul ponte di Avenza. dagli anni '70 ad oggi. ha visto avvicendarsi diversi proprietari e gestori. Uno di questi, a cui va il merito di averlo modernizzato, dopo averlo rilevato decise di renderlo più accogliente; fu dato inizio ai lavori alla cui fine seguì un rinfresco di inaugurazione che durò tutto il giorno, e tutta Avenza partecipò alla festa, anche perchè il proprietario era una persona conosciuta (pur non essendo di Avenza). Di nobili origini napoletane, si era fatto strada svolgendo. da artigiano, una professione che non tutti vorrebbero fare. (svuotamento dei pozzi neri e spurgo fogne) e che svolta con serietà e dignità gli aveva dato modo di farsi conoscere e stimare. Aveva cambiato anche nome al bar. ed essendo di nobili origini pensò bene di esporre anche lo stemma del casato;"mal gliene incolse", come si suoi dire, difatti nel bei mezzo della festa, ad un tavolo dove erano seduti Bibio, Silvie. Palmin, ed altri, il nuovo proprietario si avvicinò per sentire se tutto era di loro gradimento. rispose Bibio per tutti : - T'afat un bel Bar, al'è tut bon, anch il vin. Però... però. a t ' dev far n 'apunt. - Dimmi Bibio! rispose già allarmato. -'Nd'l'Stema d'Fami(d)gia ai manc qualcò ! - Che cosa ? Replicò ormai certo di essere caduto in trappola. Bibio si aggiustò bene sulla sedia, si schiarì la voce e con tutta la potenza della sua voce nasale, sparò : - 'Lforcon dal loz. e la pipa dal buitin. Racconto tratto dal libro "UN ZIGHININ D'L'AVENZA" scritto da FRANCO MENCONI
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3552 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Quante i torbati i van al mar. pig i bò e va a lavorar. - Quante i torbati i van ai monti pig i libri e fa i conti.
Volt la luna d' g'nar martidì a le carnoval. - A t'aspet 'n ginoc'òn con un sach d' macaròn.
Marz mugnòn i pel la capra e 'l montòn. - F'brar curt curt ig'à pù ner che un turch.
Pù che t'l'arum e pù al puz. - Vilan fa l' tò m'ster.
Marz chi a la l' bel ganba i va d' scalz. - Dicenbra, davanti a s' scald a daldret a s'ncendr.
April, tut i di un bacil. - Solchi storti e sachi driti.
AI tir pù un pel d' moza che cent para d' bò.
A pasqueta un oreta. A S'ant'Antoni un ora bòna. Santa Maria cir'sòla d'invern a sian fora. Pfana pfania tut l' festa a s'n van via. 'L porch sporch ingras.
Pù ch't' gir e pù lupi t' tròv. - Senza lilleri non si lallera.
Chi lasc, lasc al gal. - Chi al va con un zop i 'npar a zop'car. 'N cunpagnia anch un frat i pig' mog'a. Fat i Santi i fichi ig'en di fanti.
S'an vegn a Sant'Andrea aspet'm a Natal che a t' darà 'l colp mortal. I van d'acordi come 'l can e 'l gat. La galina c'al cant a la fat l'òv. Anzi che gnent, marit vec. Chi al da reta al c'rved d'i altri 'l so i s'l pò frig'r. Dim chi a sòn e nom dir chi a ier. Se I' canpana al son'n p'r gnent a n' son'n. Al paes di guerci biata a chi a la un oc. I parenti ig'en i denti. I cusin ig'en i quatrin. Se t'nà t' magn se 'n t'n'nà t' mus.
Povra a c'l vilan ch'i n' pens ogi p'r doman. I corni i port'n frtuna ma nisc'un i li vò. La socetà a le bela dispra e dò ig'en tropi. 'L bòn ig'è bòn ma 'l meg i vinc. 'L bò i da d'l cornòn a d'asn.
L' sp'dal i fa lum a la c'esa. Se t'n ven da san scìmìn port'l aret ch'i ne bòn.
P'r i scemi a ni è m'dcina. Povra i pov'reti. Quant al piòv al piòv a ca d' tuti. L'erba al divent fen ma 'l fen erba i n'arven. Se t' vò aver un amich dai tut quel ch'i vò. A chi a n'n' sapev gnent i n'an dal trentani. 'L fred e la fama i fan n'scir 'l lup da la tana. di Giovanni Alibani
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3941 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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L' FRED CALD Parlando di ambienti di lavoro è stato emblematico l'episodio avvenuto nella officina della segheria (di marmo) Donati. Carlo Tigneta vi lavorava come tornitore In ogni segheria esisteva una officina meccanica per il pronto intervento e la riparazione, dei macchinari atti alla lavorazione del marmo. L'officina, nella segheria di "Donati", dove lavorava Carlo d' Tigneta, con la mansione di tornitore, era l'esempio di come i padroni abbiano sempre considerato la manutenzione un male necessario, su cui non vale la pena di spendere una lira. L'officina era un capannone tutto vetrate, o per lo meno lo sarebbe stato quando in un futuro improbabile avrebbero messo i vetri. Era gennaio, uno di quegli inverni che i ricordi ci dicono freddissimi. Carlo è dietro al suo tornio, l'inseparabile "pepelina" ben calzata sulla testa, la sciarpa arrotolata attorno al volto lascia scoperto solo gli occhi, le spalle ritirate, ed ogni tanto un brivido lo scuote. Entra, in quella ghiacciaia Donati, il padrone. Questo il dialogo : -Adora Carlo, a ne propri fred.... è ? Carlo reclina un poco il capo e ripete l'ultima vocale -E'? Donati se ne va. Il mattino dopo la scena si ripete. - Adora Carlo, a ne propri fred... è ? Carlo lo guarda, reclina su un lato il capo, e : E' ? t't'sen v'nut a scaldar ? Racconto tratti dal libro "UN ZIGHININ D'L'AVENZA" scritto da FRANCO MENCONI
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3268 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Dialetto
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Un tranquillo pomeriggio, nel bar di Marco d'Napulion, 'n "Savrudin", alcuni avventori giocavano a carte in mezzo a una nuvola di fumo. Selico, Babuina. Paraquì, Gineto, Gaultiero probabil- mente erano del gruppo, litigavano e si mandavano a quel paese ogni qualvolta le carte glielo permettevano... una giornata noiosa. Marco guarda i suoi clienti mentre giocano, ma il suo pensiero costante è quella bottiglia lassù in alto, quella che dopo tanto tempo è ancora da stappare. E il ricordo corre a quel giorno d'inverno; credendo di essere solo dentro il bar, il grembiule, come sempre arrotolato e infilato da una parte nella cintola, le braccia appoggiate alla macchina del caffè, gli occhi in alto a guardare quella bottiglia ingrata, aveva esclamato ad alta voce: - "S'al fuss per tè a magn'rè". La notizia che Marco parlava con le bottiglie (piene) fece il giro del paese in men che non si dica. Fu risvegliato dai suoi pensieri da una voce "fòresta", e gli sembrò che gli stesse chiedendo una informazione, guardò in faccia colui che tanto aveva osato e gli chiese di ripetere. - Le stavo chiedendo se conosce la signora Ida Braida, è tutto il pomeriggio che sto chiedendo ma nessuno mi sa dire dove abita. Il paese non è poi così grosso come è possibile che nessuno la conosca ? Marco rispose che in effetti anche lui non conosceva questa signora e che ad Avenza era molto usato il soprannome, o sapeva quello o era un problema rintracciarla, e così dicendo si rivolse verso i suoi clienti, che nel frattempo come un tutt'uno si erano zittiti e girati verso quello "straniero". 'L ragionier ripetè¨: - "Braida Ida", Ida... ci pensò su ancora qualche istante: - A n' sirà mica la Ida d'la Bastarda ? Marco pensieroso replicò: - Chi ? so ma' del Sciacal ? E', al po' esser. Lo straniero più che risentito sbottò: - Come vi permettete di offendere la Braida? E' mia parente. A questo punto il Ragionier rivolgendosi a Babuina chiese: - T'a 'ntes ? second tè, che Ida a le'? A l'ha mica un fì(d)giol chi son il piano ? -No/fu la risposta. - Adora.... a le' a là, la Ida d'la Bastarda. Lo sdegno avvampò negli occhi del malcapitato, con la voce stizzita gridò : - Vi denuncio tutti. Dovete smetterla di offendere la gente. 'L Ragionier si alzò in piedi a prendere le difese di quello sconosciuto. - la rascion... è ! Mo' a le'ora d'f n'irla. Braida Ida ha detto, (passando dal dialetto all'italiano) Braida. ripetè ancora. -Ma, so ma' (riprendendo il dialetto e rivolgendosi ai suoi compari), so ma ', chi a le' ? - "La Bastarda". Dissero in coro. Lo videro allontanarsi che lanciava tuoni e fulmini, si guardarono tutti in faccia ed 'I Ragionier parlò per tutti: - Speriamo che doman a n 'arven un 'altr. Racconto tratti dal libro "UN ZIGHININ D'L'AVENZA" scritto da FRANCO MENCONI
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3636 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Dialetto
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Ma m ir un pò che fumacera c'aiè¨ drent a sta cantina, a iè d'aria tuta nera al par ch'i fag'n l' mundina. Ma nisc'un i fa pà cas p'rchè i an l' carta 'n man, e se ai ven ner 'l nas i s'l pulisc'n doman. A p'nsari propi ben al par ch'i sibin d'l m'ster, ma se 'l g'och i ni va ben i arman'n li come un p'ter. Lor ig'en di raministi ma i par'n di sc'nziati, però s'i perd'n ig'en tristi i biastim'n come arn'gati. Mò a v' mòstr i concorenti che pù o men ig'en senp'r queli, con la speranza ch'ig'en contenti se 'n t'ia lingua a ni o di peli. A 'ncuminc con Gragnan che i atach senpr tuti, e c'd'altr al sapian ig'è 'l Top, 'lre di bruti. 'L pù ganz ig'è Guido ch'i s' divert a marcar, i n' vò s'ntir dir afido quante un i dev g'ocar. Pò aie Carlo d'la bonba ch'i sta senpr zit, zit, Min'strin i ariv 'n tronba ma i arpart tut avilit. Calm, calm ig'è Penachi un oriund d' marina, ma quel ch'i pas ai cantratachi ig'è Zinghin d'la Patascina. Anch Zidò i fa i so sforzi p'r vinc'r quarchi ciculatin, ma i so progeti i vegn'n smorzi da Bruneto, Piuin. Ma a iè anch G'uvanin 'l frated d'l maestr, lu i perd da mancin e i pagh col brac destr. Mò parlan d'i spetatori ch'i vegn'n p'r v'der, s'ig'àn pov'ri o signori pur quarcò i dev'n ber. C'alnbòtigè 'Ng'oler che a Nan in da una taza, pò i dic: una a zer questa chi a nè mica guaza. A volta al ven anch 'l Leon senpr tut 'ncalcinat, i fa un pò d' confusiòn pò i va via ch'i par pagat. S'ainà tanti 'n cunpagnia a pagar i fan tir e ten, cuscì prima d'ndar via i l'apiòp'n a Malen. P'r fnir quest litrat a i vorè anch Gomera, Me ormai a son sgolai e pagat'm da bera. di GIOVANNI ALIBANI
Venerdì 03 Giugno 2011 | 5991 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Dialetto
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'L 25 april a le San Marc a l'Avenza tant genia a l' sbarc', i vegn'n da Carara e d'n Marina po' a iè l' masesa a vend'r l' niciulina. Tanti bancheti i vend'n 'l toròn 'n t'l'cantina, 'l vin iè pogh bòn, vers la stazion a iè 'l tir a segn e 'ncim al pont a iè c'l pov'r'om con la ganba d' legn, po' aie i rop'lan e la giostra a calci 'n cui e quarchi montagnari ch'i vegn'n già col mul, da la Centrale 'nfina 'n Sravudin a s' sent sol piang'r di ninin, ch'i vog'n la tomobile o la motobicicleta a la fin soma, a i conp'r una bonboleta. A la Forteza i fan da magnar a s' sent una puza d' pesci ch'i fan argom'tar, e pur aie queli ch'i s' gonfin come taparedi e i par d'es'r a magnar un piat d' tordedi, quand i van via ien tuti sporchi ma i van da Pitoch che la i vend'n i porchi, drent al paes a s' sent un odor d' torta e un udurin d' cicia morta, c'l di lì aie tanti 'nvitati magari parenti acquistati, e dop a es'rs fati una bela magnata i fan di ruti c'al pam canonata, ma a ni è nisciun ch'i fa obiezion p'rchè iè 'l di d'la liberazion, P'r'l trafich a ni è nisciuna v'rtenza i fan pasar i camion d' drent la Venza, e cuscì 'n mez a tut la confusciòn i t' schic'n i cadi con i scarpòn, Tè t' vorà ronpri 'l mus. ma t'arman come pie p'rchè 'n t'n'sa d' chi ader 'l pè, Ma vers sera t' sen strach t' t' strufin i oci pien d' mach, e quand fariv a ca t'Ã la s'cena fracasata t' dic a la mogia anch p'r ogi a de pasata, basta che 'n t' n' fagh l' spazin, p'rchè a t' tòch spazar dal Vial 'n Sravudm. di GIOVANNI ALIBANI
Venerdì 03 Giugno 2011 | 6234 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Personaggi
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Indubbiamente, di lui potremmo dire che è un venditore di scarpe che fa ballare la gente? Ma non solo attraverso la vendita delle proprie calzature! Mirko Verona, commerciante (da tre generazioni) con la passione per il Musical, si è diplomato alla Scuola per Organizzatori Teatrali del Piccolo Teatro di Milano. Fin da piccolo racconta Mirko - mia madre mi faceva vedere alla Tv i film musicali americani. Ricordo BULLI & PUPE e LE FOLLIE DI ZIEGFIELD: ma la vera passione per gli spettacoli musicali è nata in seguito ad un viaggio a Londra. Mi capitò di assistere al musical GREASE e fu colpo di fulmine!. Motivo di orgoglio per Mirko Verona è l'aver portato a Carrara in qualità di regista gli spettacoli GREASE, 7 SPOSE per 7 Fratelli e per ultimo la MAGICA NOTTE DEI MUSICALS. Tutti interamente suonati e cantati dal vivo. Mi definisco un cacciatore di musicals continua Verona - Appena posso uso le mie poche ferie per andare alla ricerca di nuovi spettacoli. Mi muovo tra Londra, Amsterdam, Vienna e Amburgo e ricordo che proprio durante uno degli ultimi viaggi, mi sono sparato 8 spettacoli in 5 giorni! Musicals anche a colazione! Ambizioni? Certamente: riuscire a mettere in scena uno spettacolo senza limitazioni di budget, con il quale ottenere un tutto esaurito! di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4074 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Personaggi
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Domenico Nico Nicolini è un avenzino D.O.C.! Numero uno nella sfera della cucina di qualità , apprese i primi rudimenti dellìarte culinaria tra le pareti domestiche, aiutando la madre nella preparazione del pranzo o della cena. Lìestro che lo spingeva a migliorare quando un primo, quando un dolce, lo invitò a frequentare scuole specifiche. Eccolo, infatti, tra i banchi dell'Istituto G. Minuto di Marina di Massa, scuola alberghiera frequentata da studenti provenienti da tutta la Toscana. Da lì, il passo che lo portò a contatto con i più grandi chef nazionali fu breve. Iniziò a collaborare con Paracucchi quando aveva appena 15 anni, e allora, l'attuale Locanda dell'Angelo, rientrava tra i primi dieci ristoranti italiani riportati dalle guide specializzate. Successivamente, entrò nelle fila dell'Hotel Byron di Forte dei Marmi, dove venne investito della mansione di chef capopartita. Ma le soddisfazioni non erano finite. Di lì a poco, venne nominato chef di consulenza per la notissima Bussola di Focette, per poi tornare all'istituto alberghiero G. Minuto, non più tra i banchi di scuola, ma in veste di Chef di cucina. Durante quest'ascesa fu presente anche a molti avvenimenti: coordinato dal presidente degli chef Paolo Caldana, partecipò al summit veneziano che vedeva presenti i sette Paesi più industrializzati del mondo; inaugurò i Mondiali italiani nel 1990, a Milano; e, recentemente, curò il raduno Ferrari presso le nostre cave, oltre a quello delle Harley Davidson, da poco conclusosi presso il centro Carrarafiere. Chiediamo a Domenico di dirci qualcosa relativamente al tempo libero. Ne ho pochissimo risponde: ma quel poco che ho lo investo sulla mia famiglia e sulle donne!. Hai qualche passione sportiva? Sono tifoso (anche se non un Ultrà ) della Juve, oltre che della Carrarese dove ho militato nelle giovanili; molti i bei ricordi che mi legano al calcio, tra cui l'amicizia con un altro avenzino, Emiliano Mosti, idolo della curva nord nel derby vinto contro lo Spezia parecchi anni fa! Qualche sogno nel cassetto? Trovare una ragazza che mi sopporti e avere un'esperienza televisiva; la prima cosa è quella importante, la seconda, solo un capriccio. Quali ritieni essere i migliori ristoranti della zona? Non vorrei fare pubblicità , e risponderò secondo miei personali giudizi: credo che il migliore sia La Magnolia di Forte dei Marmi, dove fa consulenza il mio maestro ed amico Rolando Paganini. Per restare, però, più vicini, trovo che ci sia un ottimo rapporto qualità prezzo alla Petite Cousine di Carrara. Conclude, Domenico, con un ringraziamento ai tre professionisti che maggiormente lo hanno aiutato nella sua formazione: i già citati Paganini e Caldana, oltre a Remo Maffei. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4837 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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Cultura/Personaggi
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Massimo Dazzi, classe 1969, è sicuramente un volto molto noto della nostra città . Istruttore di body building presso la palestra "Master Club", è conosciuto ai più con il soprannome di "Maìno". "E' un nomignolo nato ai tempi delle elementari" - ci spiega Massimo, non ricordandone precisamente le origini; ma, da allora, quel modo di chiamarlo lo accompagna come una carta d'identità . Oltre all'attività di insegnante in palestra, sbarca il lunario nel ruolo di buttafuori, lavorando nella quasi totalità dei locali della nostra zona. "Dal Duplè alle serate della September fest, far parte del servizio d'ordine non è mai divertente, e quasi ogni sera tocca muovere le mani!", racconta ripensando alla volta in cui vide spuntar fuori un coltello a distanza ravvicinata. L'attività sportiva di Massimo Dazzi, ha avuto un riscontro regionale partecipando a esibizioni di body building nel territorio toscano, oltre ad un'apparizione presso il nostro Palazzetto dello Sport, in concomitanza con i campionati di Full Contact. Veterano della pesistica, gli domandiamo un parere sulla realtà degli anabolizzanti: "E' un problema legato all'individuo, non certo alle palestre. Chi ricorre al doping, e ha l'abitudine a far uso di farmaci, lo fa indipendentemente da quale struttura egli frequenti". Grande (e grosso) amante dei viaggi, ha visitato tutta l'Europa, prima di sbarcare in Indonesia, Egitto, Cuba e Messico. Ma se gli si domanda dove desidererebbe vivere, non ha dubbi: in Brasile. Infatti, dopo un breve viaggio che si concede di solito nel mese di novembre, ogni anno non manca di presenziare al Carnevale di Rio. "Sarà il clima, sarà il samba che scorre nel sangue, ma la gente brasiliana sa godersi la vita, distante anni luce dai nostri ritmi forsennati". Palestra, viaggi, samba e passione per la Juventus: di certo, Massimo Dazzi è uno che ha saputo come trarre il meglio dalla propria vita. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3462 hits | Stampa | PDF | E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
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