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Cultura/Personaggi
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Nato nel 1939, Giancarlo Bianchi è uno di quei personaggi che ha partecipato alla storia di Avenza, operando in qualità  di barbiere fin dal lontano 27 giugno del 1951.Ancora ragazzino, iniziò l'attività raccogliendo la simbolica eredità del nonno (già  barbiere in quel di Bonascola) dando le prime sforbiciate nella bottega avenzina di Giuseppe Guerra (detto "Gratton" per la sua mano non troppo delicata nel fare la barba). Il negozio si trovava dove ora è situato il bar gelateria "da Enzo", e lì Giancarlo operò fino al settembre del '59. Compiuti i vent'anni, rilevò l'esercizio di Edmondo Giromella, collocato in via Turati e tra gli apprendisti ricorda Alberto, ora a sua volta parrucchiere nel noto negozio nei pressi delle Poste. Capitolo importante nell'attività di Giancarlo Bianchi, venne scritto nel '66, con l'apertura di un vero e proprio negozio di parrucchiere da uomo, predecessore dei moderni saloni alla moda. Assieme al socio Franco Micheloni, si collocò in via Giovan Pietro, a pochi passi da dove oggi c'è la Cassa di Risparmio di Carrara e lì rimase fino al '71, dove trovò definitiva sistemazione (se non consideriamo un cambio di fondo che nel '91 lo ha spostato di qualche decina di metri) in via Toniolo. Direttore tecnico dell'ANAM (Accademia Nazionale Acconciatori Maschili) per oltre vent'anni, è stato vincitore di numerose gare e concorsi e fu il primo parrucchiere per uomo ad adottare l'idea del lavoro su appuntamento anche nei giorni feriali. Dal '91, assieme al figlio Moreno (attuale titolare del negozio, nonchè tifosissimo viola, a differenza del padre juventino), porta avanti quel mestiere che è così cambiato dal giorno in cui lo aveva intrapreso. Racconta infatti, come negli anni '50, il barbiere era considerato poco più di un manovale, distante anni luce dal concetto di artista di moda, qual è oggi. Resta, però, immutato il rapporto con la gente, della quale si diventa confidente e confessore, esperto di questioni di vita e di sport; perchè nel lavoro di parrucchiere, a contatto con clienti di vario tipo, se ne sentono davvero di tutti i colori! di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 4264 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Umberto Dazzi, ad Avenza, potrebbe sembrare un nome come tanti. Ma di Umbè d'l'Avenza, detto anche Ngalopide, ce nè uno solo. Classe 1967, Umberto è il vincitore della gara di soprannomi indetta dal portale www.avenza.it, piazzando il proprio pseudonimo al primo posto, con una manciata di preferenze in più rispetto al secondo classificato. Lavoro nell'ambiente del marmo ci spiega Umbè, ma scambiando quattro chiacchiere informali al Caffè Lavenza (di cui è quotidiano frequentatore), emergono caratteristiche che lo rendono personaggio a pieno merito. Fin da ragazzino, ultimata la scuola, ha sempre dimostrato una particolare inclinazione verso tutto ciò che è arte creativa, con specifica predilezione verso la pittura a olio e la scultura, tanto da creare (diversi anni fa) un laboratorio-studio nella Piazzetta delle Erbe, cuore e simbolo della Carrara storica. Ed è proprio nel suo studio, attraverso la collaborazione con artisti e studenti dell'Accademia, provenienti da ogni zona della Toscana, che nasce il soprannome Umbè d'Avenza, come identificativo del luogo di provenienza del nostro artista. Un po' come Leonardo da Vinci scherza con intelligente ironia Umberto, dimostrando una modestia che valorizza ancor di più il risultato della propria passione. Oltre alla pittura e alla scultura, Umbè d'Avenza ama trascorrere il proprio tempo libero assieme ad un buon libro, preferendo classici o manuali; mentre non ha nulla da spartire con il calcio, verso il quale nutre una sincera repulsione (si stupisce, infatti, di come il quotidiano più letto in Italia sia proprio la Gazzetta!). Umbè d'Avenza, insomma, è uno dei nostri; una persona positiva che ha le radici nella terra della quale va fiero, proprio come del soprannome, con cui è diventato di diritto il Personaggio del Mese di Agosto. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3557 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Nel cuore del centro storico di Avenza, a pochi passi dalla Torre di Castruccio, vive uno dei più antichi forni della nostra città , il forno Vatteroni, da tutti conosciuto come da Danilo.Danilo Vatteroni era una di quelle persone dal carattere deciso, formatosi attraverso il lavoro duro, conosciuto fin dai primi anni di età ; classe 1910, Danilo, ben presto si ritrovò a dover percorrere il tratto Avenza-Forte dei Marmi a piedi, o in bicicletta (quando andava bene!), per mettersi al servizio dei ricchi bagnanti che già allora affollavano le coste versiliesi. In seguito, l'amore per la città  di Avenza lo portò ad affiancare l'attività  del padre nel portare avanti un forno collocato nei pressi dell'attuale Centrale. Da quel negozio, arrivò a sfidare (da buon bersagliere, forgiatosi nella Campagna di Russia) il coprifuoco nazista, continuando a sfornare pane, incurante dei divieti del Regime e diventando un punto di riferimento per quella popolazione che conosceva gli stenti della fame. Restò alla Centrale fino al 1956, quando, per questioni burocratiche, venne fatto spostare all'attuale sede. Ora il negozio è portato avanti dai figli di Danilo, ossia Franco (Sampdoriano D.O.C.) e la Marida (come la chiamano qui ad Avenza, con quell'articolo necessario a conferire familiarità  al nome), con l'aiuto del marito Giuliano e la figlia Elisabetta. Ma ricordano con piacere la storia della propria attività , e la festa inaugurale che si fece il giorno di San Marco del 56, quando vennero preparate centinaia di torte, fatte fuori dalla folla in un battibaleno! Al di là  dei ricordi, alcuni dolci, altri malinconici, la vita di chi opera attorno ad un forno è fatta di ritmi controcorrente; basti pensare che Franco inizia la sua giornata all'una e mezza di notte, per preparare le prime infornate. Di certo è un lavoro duro spiegano ma la nostra è come una missione, e lo sforzo che facciamo è ripagato dalla fedeltà  della gente, che continua a sceglierci da tanti anni. Sapere che il nostro pane è sulla tavola di tante persone... è un po come sedere a tavola con loro!. Continua così il nostro viaggio alla ricerca di quell'Avenza che fonda le proprie radici nel passato, proprio come il forno dei signori Vatteroni. Un mondo dai sapori rassicuranti e intensi, come una ciambella croccante, appena sfornata. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3319 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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La domenica mattina, chiunque si trovi a passeggio lungo viale XX settembre ad Avenza, può notare un viavai di persone, tutte con in mano un pacchetto marrone: ecco il ricco industriale che sale sulla sua fuoriserie e appoggia l'acquisto sul sedile del guidatore; il ragazzino in bici lo colloca nel portapacchi, così come la bella signora, lo fa dondolare tra le dita laccate di smalto, come fosse una borsetta. Ma cos'hanno in comune queste figure, così diverse tra loro? Semplice: sono appena state alla Pasticceria San Marco! Il 3 dicembre del 1966, Cesare Cucurnia, titolare dell'esercizio, decise di dare una svolta alla propria carriera, aprendo il negozio, dopo aver maturato esperienza presso "Caflish", a Carrara. Probabilmente, allora, non avrebbe mai pensato di diventare un punto di riferimento per la colazione di molti carrarini, che prima di raggiungere il luogo di lavoro, si fermano per una sosta obbligata davanti alle famose paste appena sfornate, o ai croccanti salati. "Eravamo in due" - ricorda Cesare Cucurnia, ripensando agli inizi. Poi, quello che sarebbe dovuto diventare suo socio, per ragioni familiari, si tirò indietro, e a Cesare non restò altro da fare che proseguire da solo l'avventura. La "bottega", come la chiama confidenzialmente Cucurnia, avrebbe potuto chiamarsi "Pasticceria Cesare", in quanto era il nome sia suo che del suo "compare". Fu scelto, invece, "San Marco", in onore del patrono della città . Con l'impagabile appoggio morale e materiale della signora Lucetta (o Lucia, come è nota a molti), la pasticceria ha mosso così i primi passi nella realtà d'Avenza, con la preparazione dei primi banchetti, e feste private; per poi proseguire, come sappiamo tutti, con battesimi, comunioni, matrimoni e ogni tipo di celebrazione in cui si desidera festeggiare con prodotti di sicura qualità . Poco dopo le 5 del mattino, il personale della pasticceria (un totale di dieci persone) è già all'opera, pronto per sfornare i propri capolavori quotidiani a quei clienti che varcano l'ingresso fin dalle prime luci dell'alba, con la soddisfazione di chi sa come affrontare la giornata con qualcosa di buono. Oggi, che "la" San Marco è un punto di riferimento topografico per Avenza (Dove abiti? Vicino alla San Marco...), l'avventura è proseguita con l'apertura dell'omonima gelateria, curata da Roberto Cucurnia, che assieme al fratello Gianni (operante nel laboratorio), ha già ottenuto importanti riconoscimenti. Così, per concludere, esprimiamo gratitudine per tutti i peccati di gola che Cesare Cucurnia, con il proprio operato, ci ha concesso nel tempo; e contemporaneamente manifestiamo solidarietà  verso tutti coloro che soffrono "l'astinenza del mercoledì", giorno in cui la rinomata pasticceria gode del riposo settimanale. Ma si sappia: la delusione nel trovare il negozio chiuso è una delle principali cause di malumore nella nostra città ... di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3809 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Veraldo Bianchi, conosciuto da tutti come Verà, è rimasto uno dei pochi veri artigiani della nostra zona.Il suo negozio racconta storie di vita lunghe ottant'anni, durante i quali Verò è sceso da Carrara  o più precisamente dallo Stabbio per mettere le radici in quel di Avenza. La sua bottega di calzolaio, sita a pochi passi dalla zona Centrale, è aperta sempre. E dicendo sempre, intendiamo assolutamente sempre! Gli yuppies degli anni ottanta sbandieravano conoscenze di marketing sostenendo che l'orario continuato, assieme alla non-chiusura degli esercizi nei giorni festivi, fosse la chiave risolutrice dei problemi del commercio. Veraldo Bianchi, classe 1923, arrivò a questa soluzione fin dai primi anni Sessanta, quando aprì il fondo in via Giovanni Bosco senza chiuderlo più! Infatti, di buon'ora, lo si può trovare dietro al bancone mentre litiga con un paio di stivali a punta, solo perchè non sono più fatti come quelli di una volta! A mezzogiorno in punto, stacca per il pranzo, ma dopo circa un'ora è di nuovo al suo posto, alla guida della macchina da cucire. Con una puntualità maniacale. Si sa, tutti gli orologi del mondo si basano sull'ora dettata dal meridiano di Greenwich. Ma quali riferimenti prende, l'ora di Greenwich, per essere impeccabile? Sicuramente osserva l'apertura e chiusura della saracinesca di Verà, affidabile tanto quanto un cronografo digitale di ultima generazione! Iniziò l'attività  giovanissimo, rubando il mestiere ad un calzolaio che abitava vicino alla casa della sua famiglia. Abituato ad aiutare il padre in piccoli lavori manuali, non trovò difficoltà ad apprendere i rudimenti del lavoro artigianale attorno a pelli e cuoiami del vicino di casa, afferrando così i segreti di quel lavoro. Segreti che diventarono presto suoi, lavorando nell'officina di Billi (azienda avenzina che dava lavoro a buona parte del paese) e passando per la Germania, dove si specializzò nell'arte di tagliatore. Nel 1965, si trasferì nell'attuale fondo-ufficio-bottega, e adesso ricorda con malinconia i tempi in cui si stava meglio, anche se si stava peggio; tempi in cui il boom economico degli anni Sessanta non invogliava a riparare le scarpe, che venivano gettate via al termine della stagione di utilizzo. Ora, Verà, vive i suoi ottant'anni con ruspante energia: estate, inverno, sole o pioggia, non abbandona il fedele motorino che non manca di lanciare a manetta, ma specifica  solo quando la strada è libera! Passando di fronte al negozio, non è difficile trovarlo coinvolto in accese discussioni, soprattutto se si sfora in argomenti dal sapore politico. Verà, insomma, è un simbolo di quell'Avenza che viene dal passato; quasi una figura senza tempo, perché è sempre stata lì, perchè sai che c'è. Un simbolo sanguigno e tenace del secolo che non c'è più, ma che resta aggrappato a noi nella testimonianza di gente come lui, che ha vissuto e costruito la vita di Avenza. Il suo è un personaggio che ha l'aroma rude del cuoio lavorato da mani sapienti, mani che stringiamo con affetto, augurando al loro possessore uno splendido, ottantesimo compleanno! di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3728 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Personaggi
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Ad Avenza Enzo significa gelato. Ed è così per diverse generazioni, da quando nel 1967 il signor Enzo Bachechi, proveniente da Altopascio, aprì il negozio in via Giovan Pietro per regalare alla nostra città un gelato di qualità  riconosciuta a livello nazionale. Ascoltando i pareri di chi negli anni Sessanta era ancora un ragazzino, in molti ricordano Enzo arrancare sui pedali del suo carrettino dei gelati: partiva da Avenza, dopo aver fatto il pieno di gelato, per poi dirigersi alla volta di Sant'Antonio, dove veniva atteso ai lati della strada come un ciclista al Giro d'Italia, e come tale, accolto dagli applausi per il prezioso contenuto che recava con sè. Continuava il giro, attorno a Nazzano e riscendeva per via Provinciale, giungendo nei pressi del passaggio a livello senza più neanche un grammo del suo dolce tanto atteso da mamme e bambini. Così, se accadeva che qualche bimbo restava all'asciutto, ecco che il giorno dopo percorreva il Giro in senso contrario, accontentando quelli che il giorno precedente erano rimasti delusi. Erano tempi duri, ma felici ricorda ora la signora Ottavia, parlando di quegli anni. In tutta la città esistevano solo tre gelaterie, e il gelato veniva considerato per lo più uno sfizio estivo. E' per questa ragione che a Enzo venne in mente di affrontare i rigori invernali con qualcosa che scaldasse la golosità  della gente d'inverno, tanto quanto d'state. Ecco, quindi, nascere l'idea di un negozio double-face, gelateria d'estate, pizzeria d'inverno. Romano e Roberto, che assieme alla signora Ottavia, ora gestiscono la rinomata gelateria avenzina, ci raccontano come oggi per fare un buon gelato ci si possa avvalere di corsi di preparazione, di dosatori, di misurini e macchinari all'avanguardia; tutte cose che Enzo aveva nel sangue e che traduceva in creme e sorbetti esclusivamente sfruttando l'estro e l'esperienza del vero artigiano, trasmessa così ai figli. Oggi, la gelateria da Enzo è un locale elegante dove si può sorseggiare un aperitivo in compagnia di amici, o sedersi all'aperto a fare quattro chiacchiere con gli amici; ma prevalentemente resterà  una meta e premio per tutti i bambini che vogliono commettere un soddisfacente peccato di gola, esattamente come avveniva al suono del campanello del carrettino dei gelati. E così che vogliamo ricordare Enzo, ed è così che lo immaginiamo anche ora: da lassù, osserva il suo locale con sguardo burbero, ma soddisfatto; e con il perenne toscano appeso al labbro, ci sorride, prima di distribuire agli angeli bambini, ordinatamente in fila, un pò del suo gelato di nuvola. di David De Filippi
Venerdì 03 Giugno 2011 | 6334 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Ricette
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Baccala' messo a bagno per 2 giorni gr200 Aceto di vino bianco Pomodori maturi aglio origano salvia 3 cipolle rosse un pizzico di panna olio extra vergine d'oliva. Tagliare il Baccalà  a pezzi farlo rosolare in una padella a fuoco forte Sistemare il Baccalà  in una pirofila Fare un trito d' aglio, rosmarino, salvia e olio aggiungere le cipolle rosse tagliarle a Julienne fare rosolare per circa 6minuti Bagnare con aceto di vino bianco e lasciar evaporare Aggiungere i pomodori il sale e il pepe lasciare cuocere per circa 10 minuti Ricoprire con la salsa il Baccalà  servirlo il giorno dopo a temperatura ambiente . Dosi per 4 persone NICOCHEF
Venerdì 03 Giugno 2011 | 3353 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
58. Torta di riso In primo piano
Cultura/Ricette
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ingredienti : 1 litro di latte 10 o 12 uova intere 300 gr. di zucchero vaniglia sale scorza di arancia e limone chicchi di caffè cannella 100 gr. di riso caramelle alla menta liquore: Strega, Maraschino,Sambuca Archemes. preparazione Imburrare una teglia aggiungere il caramello e lasciare raffreddare In una pentola cuocere il riso in metà acqua e latte, con sale e caramella di menta Scolarlo e adoperare sopra al caramello Poi far bollire il latte con chicchi di caffè e buccia di limone, arancia e cannella Sbattere in un recipiente le uova lo zucchero, la vaniglia, il sale e i liquori. Aggiungere il latte e sbattere il tutto. Ricoprire la tortiera di questo impasto cuocere per 1ora e 15 minuti a 160°. Servirla fredda. variante: Al posto del riso provare a mettere il Farro. consiglio: Il farro prima di cuocerlo non deve essere messo a bagno. Ricordate sempre che in tutti i dolci ci va messo il sale Nicochef"
Venerdì 03 Giugno 2011 | 5060 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Ricette
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"ingredienti 300gr farina bianca 200gr farina integrale 4 uova intere olio extra vergine di oliva Mescolare tutti gli ingredienti a fontana. Per il pesto: 1 mazzo di basilico qualche foglia di prezzemolo 20gr di pinoli ½ spicchio d'aglio olio, sale, pepe, parmigiano preparazione Pulire e aprire 500gr di cozze bollirle sgusciarle e lasciarle nell'acqua di cottura. Preparare un fondo di aglio tritato, olio e 1 peperoncino far rosolare aggiungere le cozze e bagnare con vino bianco lasciare evaporare aggiungere un poco dell'acqua delle cozze. Cuocere i tagliolini in acqua salata scolarli ancora al dente insaporirli nella salsa delle cozze aggiungendo il soncino a foglie e un pomodoro tagliato a quadretti. Mantecare con olio extra vergine(sempre fuori dal fuoco) servire in piatti caldi con un cucchiaio di pesto. Dosi per 8 persone regione Campania (zona Capri) Nicochef"
Venerdì 03 Giugno 2011 | 2799 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione
Cultura/Ricette
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"1 l di latte 120 gr di farina 300 gr di zucchero 4 tuorli 2 uova intere sale, vaniglia chicchi di caffè scorza di limone e arancia fare bollire il latte con gli aromi (chicchi, scorze). In una bastardella rompere le uova, aggiungere lo zucchero, il sale, la vaniglia e la farina, sbattere il tutto e aggiungere il latte caldo. Passare la crema ad un colino fine e farla cuocere per qualche minuto. Al primo bollore togliere dal fuoco. (per crostata di frutta e torta della nonna) Nicochef"
Venerdì 03 Giugno 2011 | 2949 hits | Stampa | PDF |  E-mail | Dati non corretti? Inviaci la tua segnalazione

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